Uno spettacolo per ricordare la Shoah
Il 27 gennaio del 1945 le truppe sovietiche entrano nel campo di concentramento di Auschwitz. Il 20 luglio del 2000, a 55 anni di distanza, la Repubblica Italina istituisce il Girono della Memoria “al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.”(l. 20 luglio 2000, n. 211)
Nel 2005 la Giornata della Memoria è stata istituita ufficialmente in tutte le nazioni appartenenti all’Organizzazione delle Nazioni Unite.
Già dal primo dopoguerra affiorava in Europa il desiderio di ignorare, nascondere, dimenticare o addirittura negare i fatti avvenuti nei campi di sterminio. E se da una parte si apriva la strada alle testimonianze dall’altra si diffondeva il fenomeno del negazionismo, con casi eclatanti in tutta Europa e al di fuori del continente, che si intensificarono fra gli anni ‘80 e ‘90. Un fenomeno ancora radicato e propagandato sia da singoli individui che da intere classi dirigenti. Per questa ragione, nel 2007, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato un testo che invita tutti gli Stati membri “a rifiutare senza riserve ogni negazione, totale o parziale, della Shoah come evento storico”.
A fronte del facile ripiego del silenzio e dell’oblio, la giornata della memoria nasce proprio per “conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere.” Con questo stesso spirito, il nostro Istituto ha ricordato i fatti della Shoah con lo spettacolo teatrale Questo è stato: voci della Shoah, di e con Anna Tringali e Giacomo Rossetto, rivolto ai ragazzi della Sfp e del Liceo. Uno spettacolo a due voci, nato con la sola pretesa di raccontare ciò che è stato, senza retorica e senza eccesso. Ad alternarsi sul palco sono le parole dei superstiti e dei carnefici, rievocate delle voci dei due interpreti. Un percorso fra letteratura e storia con testi di Primo Levi, Elisa Springer, Nedo Fiano, Settimia Spizzichino e con alcuni degli atti del processo di Francoforte.
Uno spettacolo che scopre le atrocità di cui è capace l’animo umano e che nella sua immediatezza lancia un segnale chiaro ai ragazzi: è necessario avere il coraggio di non voltarsi di fronte al seme dell’odio che, se lasciato crescere, accieca lo sguardo di fronte all’orrore.
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C’è un paio di scarpette rosse
di scarpette rosse per la domenica
a Buchenwald.
Erano di un bimbo di tre anni,
forse di tre anni e mezzo.
Chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni,
ma il suo pianto
lo possiamo immaginare,
si sa come piangono i bambini.
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C’è un paio di scarpette rosse, Joyce Lussu