Giovedì 15 ottobre si è svolto l’Erasmus Day alla SFP ENAC Veneto dell’Istituto Canossiano “Madonna del Grappa” di Treviso. Malgrado l’incertezza dettata dal periodo e la difficoltà di viaggiare nel territorio nazionale e internazionale, il direttore prof. Andrea Michielan, i docenti prof. Valentina Scomparin e Giacomo Pavan hanno ugualmente presentato agli studenti delle classi terze le possibilità offerte dal progetto Erasmus +; si tratta di esperienze formative uniche a cui da anni la Fondazione ENAC Veneto e la nostra scuola aderiscono e che prevedono un periodo di stage lavorativo curriculare presso aziende all’estero, interamente finanziate dall’Unione Europea.
Durante la mattinata molto spazio è stato dato alla presentazione della mobilità europea, all’analisi dei viaggi passati e degli impegni e delle sfide che l’esperienza comporta.
Gli studenti hanno anche assistito alla proiezione di un video realizzato dagli allievi che l’anno scorso hanno trascorso un mese a Crewe, in Inghilterra, che hanno voluto immortalare momenti spensierati e lavorativi in istantanee che testimoniassero ai loro compagni l’importanza del progetto Erasmus.
La meta, le modalità e le date di quest’anno sono ancora da definire ma la voglia di partire è molta. La speranza è che quest’esperienza formativa si possa concretizzare per l’estate prossima e rappresenti ancora una volta un momento unico di crescita professionale e umana per i nostri allievi, anche perché “un viaggio non è mai un luogo, ma un nuovo modo di vedere le cose” (Henry Miller).
Andrea Michielan, direttore della Scuola di Formazione ha concluso: «Ci auguriamo tutti di poter ripartire quanto prima con le esperienze di mobilità, che hanno fatto crescere gli studenti che hanno partecipato all’esperienza e ci hanno fatto crescere come scuola, dandoci l’opportunità di confrontarci e vedere situazioni, organizzazioni e culture differenti».
Durante le prime settimane di lezione, alle classi prime della SFP ENAC Veneto dell’Istituto Canossiano “Madonna del Grappa” di Treviso, è stato proposto da parte delle prof.sse Deborah Galiazzo e Laura Modesto l’intervento “Sensibilizzazione ai DSA e sulla diversità negli Apprendimenti”.
L’obiettivo principale degli incontri è stato quello di far conoscere e di consapevolizzare i ragazzi rispetto alle tematiche legate ai Disturbi Specifici dell’Apprendimento e più in generale alle diverse modalità di apprendimento ed elaborazione durante lo studio.
Ai ragazzi si è voluto far passare il messaggio che avere dei disturbi nell’apprendimento non vuol dire essere poco intelligenti, ma semplicemente vedere e recepire le cose in modo diverso. Come diceva Gardner ci sono tanti tipi di intelligenze diverse e ognuna ha il suo valore: chi ha capacità logico matematiche non è migliore o più intelligente di chi ha capacità musicali!
Durante gli incontri si è cercato di fare immedesimare i ragazzi con le difficoltà che ogni giorno incontrano nello studio le persone con DSA, attraverso delle attività didattiche che simulavano la lettura per i dislessici e la scrittura per i disgrafici. Queste semplici simulazioni hanno sensibilizzato i ragazzi rispetto a come ci si possa sentire ad avere difficoltà di apprendimento e ad essere presi in giro per questo.
La nostra speranza è quella che ogni studente si senta intelligente e in grado di dare il suo meglio, grazie ad un metodo di studio adatto alle sue caratteristiche.
7.55 del 14 settembre 2020.
Il caldo di agosto si è protratto a dismisura, regalandoci un lunedì dal sapore ancora estivo e vacanziero in cui fortunatamente torna a (ri)suonare squillante la campanella della SFP ENAC Veneto dell’Istituto Canossiano “Madonna del Grappa” di Treviso. Dopo mesi di didattica a distanza, studenti e docenti attendevano con impazienza, a tratti con moderato timore, questo momento. Molte sono le aspettative ma altrettante grandi le incognite all’alba di questo nuovo anno scolastico. Le sfide che fin da subito la nostra scuola dovrà sostenere sono molteplici: distanziamento, mascherine, misurazione della temperatura…un refrain ricorrente, rimbalzato quotidianamente anche nei media nazionali. Per far fronte a queste sfide ci sono però la tenace motivazione di docenti, desiderosi di riabbracciare, seppur a distanza, i propri studenti e l’entusiasmo frizzante degli alunni, bramosi di condividere nuovamente spazi e ambienti con i propri coetanei con cui confrontarsi tra compiti, verifiche e lezioni.
La gioia di ritornare a vivere e frequentare una scuola sicura e in presenza appare evidente dalle voci di corridoio degli studenti. Molti allievi, quasi increduli di ritornare a scuola, assicurano che: «La didattica a distanza è stato un buono strumento per affrontare la pandemia ma a lungo andare non risulterebbe efficace per l’apprendimento quanto le lezioni in presenza» e che: «rivedere e passare del tempo con i propri compagni e addirittura con gli insegnanti è un sogno». Gli studenti sono consapevoli che: «Le regole da seguire sono e saranno molte, a volte soffocanti» ma che: «Un po’ di sforzo è necessario per sconfiggere il rischio di nuove chiusure». Per molti: «Non è stato semplice tornare a sedersi sui banchi, seguire, prendere appunti, vivere le regole di classe» ma queste prime settimane serviranno per rimettersi in carreggiata per affrontare al meglio quello che sicuramente sarà un anno scolastico straordinario e proficuo. Buon lavoro ragazzi!
Il Piccolo Rifugio è una fondazione che fornisce servizi a persone con disabilità e a San Donà di Piave (Ve), in particolare, un centro diurno e una comunità alloggio residenziale che cerca di vivere come una famiglia offrendo ai suoi ospiti – anche grazie al prezioso contributo di numerosi volontari - molteplici servizi tra cui assistenza e attività ricreative.
Per alcune settimane però, durante l’emergenza Coronavirus, gli ospiti non solo non hanno potuto vedere fisicamente i loro famigliari, i loro amici e i volontari ma anche si sono visti privati delle uscite in libertà. Una scelta parecchio dolorosa (viste e considerate le fragilità degli ospiti) ma necessaria nel rispetto delle disposizioni del Governo per evitare ogni possibile rischio di contagio.
In questi giorni, però, non c’ha pensato solo la compagnia affettuosa e professionale del personale di turno a garantire sempre agli ospiti un clima sereno. Per evitare, infatti, che questi si sentissero troppo soli, il personale si è prontamnete attrezzato per garantire loro dei “compagni” virtuali che li accompagnassero e li raggiungessero con dei videomessaggi nelle lunghe giornate di quarantena.
A fornire una compagnia “virtuale” agli ospiti hanno collaborato anche i testi scritti da alcuni ragazzi della classe 1^D della Scuola di Formazione Professionale ENAC Veneto dell’Istituto Canossiano di Treviso.
Gli alunni hanno dapprima inventato e scritto delle brevi favole a partire da dei “detti popolari” che successivamente sono state corrette e curate in un unico fascicolo dal docente di italiano che, di settimana in settimana, le leggeva in dei brevi videomessaggi inviati agli ospiti del rifugio.
Attraverso le più inedite e disparate vicende di animali con vizi umani gli ospiti hanno potuto farsi una risata o riflettere, godendo di una compagnia virtuale in più. Allo stesso tempo gli alunni, entusiasti e volenterosi di aderire a questo progetto, hanno potuto sperimentare la bellezza che si cela dietro il rendersi solidali e utili al prossimo, soprattutto in un momento di crisi e di difficoltà.
Per conoscere meglio supportare la realtà del “Piccolo Rifugio - Fondazione di culto e religione – ONLUS”, collegarsi al seguente sito: http://www.piccolorifugio.org/lista-news/2020/marzo/manda-un-videosaluto-agli-ospiti-del-piccolo-rifugio.aspx
Per leggere le favole scritte dagli alunni, scaricare il file allegato.
Voci dalla quarantena
Pensieri di alcuni studenti della classe quarta della SFP ENAC Veneto “Madonna del Grappa”, Treviso
«Essere adolescenti, giovani uomini e donne porta un bisogno fisiologico e implicito di stare nel fuori. Di andare a scoprire il nuovo e l’ignoto. Di muoversi per il mondo».
(Alberto Pellai)
“Quanto tempo manca alla fine di tutto questo?”. “Fra quanto tempo finirà la lezione al computer?”. “Che noia! Oggi c’è bel tempo ma non posso uscire!”. “Ho troppo tempo e non so che fare!”. Sì. Gli studenti in tempo di quarantena sono soprattutto questo, ma sono anche altro.
Nell’infinità delle giornate che non scorrono mai per molti studenti il tempo della quarantena è anche un tempo fertile.
È il tempo della riflessione: «Stando a casa penso moltissimo alla mia vita, a cosa sta andato storto e alle piccole soddisfazioni ricevute; penso a quanto sbagliata sono a volte, ma anche a quel giusto che non ho mai tirato fuori e valorizzato di me».
È il tempo della mancanza e della nostalgia: «Mi manca uscire e vedere le strade piene, le persone che scherzano tra di loro con il volto libero e non coperto da una mascherina bianca». «Mi mancano le serate dove ci si diverte, dove il tempo passa troppo veloce, dove si vorrebbe stare fuori fino a mattina […]. Mi mancano le risate con le lacrime agli occhi con le amiche, ma anche i pianti di sfogo dove loro sono pronte a strapparti un sorriso».
È il tempo delle semplici cose belle e quotidiane: «Dalle 17.00 alle 18.00 vado fuori in terrazza perché inizia a tramontare il sole e c’è una bella atmosfera. Io e mia mamma la chiamiamo l’ora d’aria. Fa ridere ma è in po' quello che provo: a volte mi sento in carcere».
È il tempo per fare verità con sé stessi: «Durante questo periodo ho capito che certe persone che per me c’erano tutti i giorni in realtà non ci sono; ho capito quanto io e mia mamma siamo uguali e la cosa a volte è preoccupante; ho capito di avere dei sentimenti che non credevo esistessero in me; ho capito tante cose che credo mi abbiano cambiato e quando uscirò so che sarà tutto diverso e io stessa sarò diversa».
È il tempo dell’apprendimento: «Questo virus mi ha insegnato il valore di un abbraccio, di una stretta di mano, di un caffè al bar con gli amici, tutte cose che fino a tre settimane fa per noi erano scontate e adesso invece ci mancano».
È il tempo della responsabilità: «Le norma restrittive sono toste, ma giuste; non è più una questione di scelta, ma di obbligo; bisogna supportarsi a vicenda, tutta l’Italia in questo momento deve essere una cosa unica; un insieme di teste che devono saper ragionare per il bene e non per il male. L’unione fa la forza».
È il tempo del dolore: «Penso che non vedere i parenti e le persone più a cuore sia veramente la cosa più difficile, anche perché la noia la si può colmare in qualche modo ma la mancanza di una persona no, ogni giorno che passa è sempre più forte».
È il tempo della speranza: «Spero che tutto questo finisca presto e spero tanto che quando sarà finito torneremo più consapevoli del valore della vita e delle piccole cose di cui probabilmente ci eravamo dimenticati, distratti dalla routine, dal dover fare tutto di corsa e subito».